Nel suo libro, Esther Vilar afferma che la libertà che gli uomini credono di avere nel scegliersi una moglie e nell’essere il capofamiglia è in realtà vera e propria schiavitù e che fare lo stesso lavoro per quaranta e più anni per mantenere una donna non è molto diverso dai bambini che si dedicano sempre allo stesso gioco. Mentre l’uomo sceglie una professione e ci si dedica ininterrottamente per quarant’anni perché costretto, la donna invece ha la facoltà di poter trattare la carriera come fosse un’avventura temporanea. A vent’anni è serissima al riguardo ma appena trova un buon provveditore da sposare manda tutto all’aria per dedicarsi ai figli.
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Vilar fa una descrizione molto accurata delle società più tradizionaliste come quelle che esistono ancora oggi nell’Europa dell’Est (ad esempio in Ucraina) e di come donne abili e scaltre intrappolano l’uomo col matrimonio in cambio di un marmocchio e di qualche ora al giorno da dedicare alle faccende domestiche. Va tenuto conto che il testo è stato scritto nei primi anni ’70 del secolo scorso e che pertanto si colloca in un periodo in cui la famiglia nucleare era ancora intatta. Vilar non poteva di certo prevedere che da lì a qualche anno anche la donna occidentale avrebbe liberamente scelto di diventare schiava della vita frenetica dedicata al lavoro, esattamente come gli uomini prima.
“In teoria è possibile per una bellissima donna essere meno intelligente di uno scimpanzé e venir comunque accettata come membro rispettabile della società”.
Nonostante la libertà che l’uomo le ha regalato grazie ad invenzioni come la lavatrice e la lavastoviglie, la donna preferisce dedicarsi nel tempo libero ai divertimenti piuttosto che alla crescita personale perché non ha alcun interesse a stimolare il cervello. Per lei l’uomo altro non è che un animale che sgobba dalla mattina alla sera. Niente più. L’uomo è costretto a lavorare per tutta la vita mentre la donna lavora solo se costretta (soprattutto se è brutta oppure obesa o non riesce a trovare marito). In altre parole, l’indizio che una donna è di bassa qualità è dato dal fatto che non ha altra scelta se non quella di lavorare.
“La sua mancanza di immaginazione è la riprova che non ha bisogno a priori di nuove invenzioni. Se ne avesse avuto bisogno le avrebbe inventate lei stessa.”
E’ da un po’ che sono giunto alla conclusione che per sentirsi felice e realizzato l’uomo desidera essere a capo della famiglia e provvedere al suo sostentamento. Vuole sentirsi orgoglioso di poter prendersi cura di moglie e figli. Ebbene, Vilar afferma che questo orgoglio non è diverso da quello che prova il mulo che si sente forte mentre trasporta un carico pesante. Se il matrimonio nel 21° secolo non funziona più e se il ruolo tradizionale di mulo provveditore è alla base dello sfruttamento dell’uomo, come dobbiamo comportarci? Purtroppo il libro non fornisce risposte ma inizia a farsi largo l’idea che il matrimonio sia un pessimo affare per l’uomo. Qualsiasi accordo a lungo termine deve essere minuziosamente analizzato. Occorre anche valutare il ritorno per il lavoro e il tempo investiti in cambio di accesso sessuale e di eventuali eredi.
Alcuni passaggi del libro non mi trovano d’accordo. Punto primo, Vilar afferma, alla maniera delle femministe, che il maschile e il femminile siano costrutti sociali non influenzati dalla genetica. Affermazione che può facilmente essere respinta tramite l’osservazione del mondo animale. Punto secondo, l’esempio maschile utilizzato nel libro è il classico provveditore beta che viene sfruttato dalla donna, spesso senza alcuna ricompensa di natura sessuale. Uno dei benefici odierni dell’essere un maschio dominante è quello di poter avere accesso sessuale senza tanti sforzi e con un ritorno superiore all’investimento. L’uomo può anche essere schiavo dell’anatomia femminile e del piacere che gli procura ma se è in grado di ottenere una fornitura costante con sempre meno tempo ed energie investiti è comunque un buon affare, no?
“Per gli uomini, cresciuti nell’idea di fierezza ed onestà, ogni giornata di lavoro è semplicemente un’infinita serie di umiliazioni. Devono dimostrare entusiasmo per prodotti che considerano inutili, devono ridere a battute prive di gusto ed esprimere opinioni che non appartengono loro. Non esiste un solo attimo dove sia permesso loro dimenticare che la minima disattenzione può significare venir degradati o scordarsi la promozione e che un sola parola fuori luogo può decretare la fine della carriera.”
Si tratta di un testo che mi ha fatto riconsiderare diverse convinzioni personali e che è alla base del mio percorso che poi mi ha portato a MGTOW. Analisi cruda e sferzante sul genere femminile. Mentre leggevo, la mente si trovava in un costante stato di eccitazione, desiderosa di un fresco punto di vista sul rapporto tra i due generi. Se ancora ti senti in dovere di rispettare la donna in quanto tale questo libro ti schiarirà le idee. Non solo eviterai di finire nel suo trappolone ma avrai anche una miglior comprensione di quello che c’è alla base del suo (apparente) comportamento irrazionale. Non è un libro facilmente reperibile in italiano ma la versione inglese si può trovare gratuitamente online. Sono stato fortunato a trovarne una copia su eBay per una cifra veramente irrisoria.